Perchè viene accusato l'amministratore
delegato del Milan
E dove sarebbe il sistema Galliani?
di Paolo Liguori 9/6/2006
Se si riuscisse a coinvolgere la società rossonera, anche le colpe juventine sarebbero più lievi. E qualcuno rischierebbe meno.
Sorprendente: il calcio piange sulle sue macerie e i giornali di mezza Italia sono impegnati nella caccia ad Adriano Galliani. Caccia grossa, martedì 6 giugno l'hanno licenziato in tronco. Soprattutto La Stampa, il Corriere della sera e la Gazzetta dello sport. Non si è ancora dimesso, ma se ne deve andare, al massimo tra un mese. Così scrivono, sicuri. E aggiungono: «Il sistema Galliani ha oscurato il sistema Moggi».
Cosa è successo? Mi sono perso una puntata del grande romanzo delle intercettazioni telefoniche? Lì, se ricordo bene, c'era la dimostrazione che Luciano Moggi, direttore generale della Juventus, controllava l'intero campionato, consultandosi con l'amministratore delegato Antonio Giraudo e servendosi dei due designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, del vicepresidente federale Innocenzo Mazzini e di una segretaria della Can, che dava una mano a truccare le designazioni arbitrali.
Fin dai sorteggi falsi, era sotto controllo la maggioranza della classe arbitrale e si influenzavano facilmente i risultati sportivi. A vantaggio della Juventus, prima di tutto. Poi dei satelliti di Luciano, cioè altre squadre amiche della Gea, quella società in cui il figlio di Moggi, Alessandro, è azionista assieme ad altri eccellentissimi rampolli e che controlla la parte più importante del mercato di calciatori, allenatori e direttori sportivi. Infine, a vantaggio di chi chiedeva di partecipare, per non essere massacrato.
Questo sembrava il centro del sistema che ha gravemente danneggiato la fiducia nella regolarità del nostro campionato. Erano solo Juventus e Moggi? Gli altri non sapevano? Certo che no. Molti, troppi sapevano e tacevano. Perfino il presidente federale Franco Carraro, che si raccomandava con Moggi di non esagerare. Sapeva, ma era l'altro a controllare. Anche Fiorentina e Lazio sono accusate di avere partecipato al sistema. Ma in quota parte, cioè soltanto in singoli episodi da accertare.
Poi c'è il Milan, con un consulente, Leonardo Meani, intercettato perché auspicava la protezione dei guardalinee a vantaggio della sua squadra. Un consulente, badate bene, che di mestiere fa il ristoratore, senza prove che le sue chiacchiere fossero autorizzate dalla società. Un consulente che per i più grandi giornali italiani diventa come e peggio di Moggi, dell'intero vertice della Juventus e dei presidenti in persona di Fiorentina e Lazio.
Così, il giorno in cui Manfredi Martino, segretario degli arbitri, ammette i sorteggi truccati e racconta per filo e per segno come i designatori e la segretaria taroccavano le palline, i giornali legati alla difesa della Juventus (e di Moggi) titolano sulle probabili dimissioni del presidente della Lega. Guido Rossi si spazientisce e, già a mezzogiorno, li smentisce.
Ma intanto abbiamo capito come si sta cercando di pilotare l'inchiesta. Se si riesce a trasformare l'imbroglio assoluto in un imbroglio relativo, il più è fatto. Se si riesce ad accoppiare il Milan alla Juventus, un colpo di spugna è più facile. Perché un campionato senza le due insieme sembra inimmaginabile. In questo senso, si sono già scatenati i tromboni: «Era un duopolio, erano d'accordo su tutto, dividevano il malloppo».
Ma i numeri dicono cose diverse: negli ultimi 11 anni di sistema Moggi, la Juventus ha vinto sette scudetti, due il Milan, uno la Roma e uno la Lazio. E anche il miracolo romano vale la metà, perché la società biancazzurra con Sergio Cragnotti era la Gea in persona.
Controllava tutto Galliani? Ma allora non deve dimettersi dalla Lega, è invece Silvio Berlusconi che lo dovrebbe licenziare dal Milan per incapacità. Invece controllava quasi tutto Moggi, che riferiva ai suoi soci nella Juventus e nella Gea e i suoi manutengoli di allora sono diventati oggi i grandi accusatori degli altri. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Tranne uno, quello che siede qualche volta in tribuna a fianco del male assoluto. Che la Dea Eupalla ci protegga e travolga nel ridicolo i moralisti da due soldi.
Fonte
www.panorama.it
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